Fuori una fitta nebbia inquieta il paesaggio e l’animo del cavaliere. Nel silenzio dell’alba procede lentamente alla sua vestizione. E quasi osserva il suo corpo divenire coriaceo e argenteo. Tunica, cotta di maglia e infine maniche e cosciali metallici. Prima di indossarlo fissa il vuoto dell’elmo. Come brocca in cui immergere capo e auspici.
Solleva la pesante spada e spinge la porta verso il plumbeo esterno. Il terreno, aspro e scosceso, lo fa incedere a piccoli passi. A braccia larghe, come chi cammina sul filo del repentaglio. Piegato sulle ginocchia, già in assetto da battaglia. Con respiro pesante di cui sente soffio nella brocca.
C’è qualcosa laggiù. Nella nebbia. All’orizzonte. C’è qualcosa laggiù, ripetono i suoi occhi. Nella nebbia. All’orizzonte. Vi è fra gli alberi una sorta di cerchio più opaco. Che aumenta il suo diametro passo dopo passo. “Chi va là” urla lacerando il silenzio. Gli risponde un fruscio di fronde. Issando in alto spada e coraggio il cavaliere si avvicina a quella che sembra una sorta di grande sfera scura. Nell’esatto istante in cui inizia a scorgerne le sembianze la creatura si muove verso di lui. In un impeto misto di stupore e paura il cavaliere solleva la lama con entrambe le braccia e scaglia un colpo verso quello che sembra essere un enorme guscio a spirale. La spada colpisce la ruvida superficie e con forza uguale e contraria rimbalza lontana, persa nella bruma. La contesa può avere inizio ad armi pari.
La nebbia riempie anche i giorni seguenti. Nasconde l’orizzonte. Rivela i timori. Con falsa baldanza e animo inquieto a guerreggiar il cavalier si appresta. Con passo lento e grave la chiocciola avanza verso il duello.
Dell’esito narreranno effigi e dipinti. O magari cantori. Di effigi e dipinti. Di elmi e chiocciole. Di elmi a chiocciola.
Nell’immagine: Jean Claude Coenegracht - Inchiostro a china e gouaches su carta marrone