Sì, è chiaro: siamo tutti abbastanza grandicelli da capire che di fronte a una catastrofe planetaria come l’epidemia di Covid-19 nessuno ha la bacchetta magica; che si naviga ampiamente a vista; che si cerca di fare scelte al meglio (sapendo che non ci sono protocolli sicuri e ottimali). Chi scrive non fa parte degli adepti del “gombloddismo” e non pensa che le misure che vengono adottate siano gli effetti di un “colpo di Stato bianco”, né che rinchiuderci in casa e imporci una serie di regole sia una versione 2020 di un celebre romanzo (no: non Orwell “1984”. Huxley, “Il mondo nuovo”: lui aveva anticipato davvero tutto) e quindi – soggetto: sempre chi scrive (usare “io” è da sguaiati egocentrici) – pensa che chi è al governo sostanzialmente si arrabatti a cercar di tappare la falla con il bostik. Solo che la falla è gigantesca e il bostik non è la soluzione idonea.
Si aspetta la definizione delle nuove disposizioni limitative (che saranno rese pubbliche lunedì, quando leggerete queste note le quali, per questo, potranno già essere superate), ma ciò che si sente anticipare ci dà chiara l’impressione che ci si bilancia fra buonsenso e brancolamento a caso.
Sospensione per le attività sportive da contatto (judo, karate, arti marziali e simili). E va bene: ma per chi, con questi esercizi, ci campa (istruttori e simili) che cosa si fa? Gli si dice abbiate pazienza e arrangiatevi? Sono lavoratori, fino a prova del contrario.
Ancora: sospensione del basket e del calcetto. Ok, si capisce: i giocatori di basket e del calcio a 5 giocano in una struttura chiusa. E’ perché gli atleti giocano in una struttura aperta che si lascia intoccato il calcio maggiore? O è “anche” perché questo ha un indotto economico da paura che assurge al rango di punti PIL e a toccarlo ci si scotta? Il calcio non è SEMPRE E COMUNQUE anche sport di contatto? No, dài, per favore, non fateci diventare “gombloddisti”.
Riduzione dell’orario di somministrazione degli alcoolici. Si capisce la finalità: limitare la movida, la responsabilità della quale nell’impennata attuale di contagi non è stata esclusiva, ma diciamo che del suo ce l’ha messo. Dopo che durante l’estate tutti hanno fatto di tutto di più, non ci si poteva aspettare diversamente e non occorreva essere il Mago di Brozzi per capire che si sarebbe arrivati a questo.
Logicamente, inevitabilmente, questo significa contrazione dell’attività dei locali. Così come lo significa l’ipotizzata stretta ai frequentatori dei ristoranti. E così come la (ventilata) stretta alle attività di parrucchieri.
Sono già morti i teatri; stanno esalando l’ultimo respiro i cinema. Inevitabile? Forse sì, ma è lecito chiederci COME si pensi di venire incontro a tutti questi lavoratori che sono già (e ulteriormente scivoleranno) nella criticità economica. Perché il problema non sono i bordellotti che dovranno rinunciare alla chiassosa movida o quelli che non potranno andare a vedere un film: sono quelli che con queste attività ci campano. E lo scenario già devastato da un PIL a -10% con 410.000 posti di lavoro in meno (stime del Centro Studi della Confindustria) è destinato ad aggravarsi ulteriormente.
Ah: c’è ancora sospesa la spada di Damocle della riscossione coattiva per 9 milioni (dicansi 9 milioni) di cartelle fiscali che godono della moratoria e che, quando liberate, daranno diritto al Fisco di procedere per pignoramenti se non onorate. Evvài!
Nel frattempo (fonte il “Sole 24ore” di oggi) la Guardia di Finanza, la Polizia, i Carabinieri e le Procure hanno già messo gli occhi su circa 3000 casi di assalto della criminalità mafiosa ai fondi anti-Covid, dalle forniture di mascherine alle commesse per la sanificazione; dall’edilizia ospedaliera allo smaltimento dei rifiuti sanitari. Per non dire che, ormai (ma anche questo era già stato previsto fin dall’inizio), le mafie hanno costruito il loro solido welfare di protezione per disoccupati e altre fasce deboli della popolazione, nei confronti delle quali lo Stato si dimostra o distratto, o impotente, o incapace.
Buona fortuna Italia: stai morendo, ma non soltanto di Covid.