A Fase due inoltrata si torna a pieno regime nel normalissimo sistema di mondo a due velocità: il fuori le mura dove succede la qualunque e l’urbe dove succede poco e niente.

In America Polendina si trova costretto a fare i conti con il razzismo diffuso che, dicono gli amerihani, è parecchio peggio del virus che li decima; a Roma duecento pelati hanno girato smascherinati per le strade del centro indossando una fruit nera con stampato sopra “Marcia su Roma” (tempo di durata della scritta due lavaggi scarsi, specie se mamma non stira con il panno sopra), mentre a Milano una massa di sciamannati - di gilet arancione muniti - ha protestato in Piazza del Duomo contro il governo che dice ora ci costringerà a farci iniettare il mercurio e, non si capisce bene come, questo mercurio sarà legato al 5G che ci renderà tutti controllabili. Attenzione a pigliarli troppo per le mele questi: mentre dal razzismo amerihano noi dell’urbe siamo sostanzialmente immuni, datosi che passata porta Romana e porta Camollia c’è l’HIC SUNT GAZZILLORIS senza distinzione di colori, lingue e quello che vi pare, del complottismo invece… in assenza di illazioni su chi monta dove, con i soldi di chi e dove si trova il monte… potremmo cader preda. Alla fine, chi ce lo assicura che il 5G non controlli anche i posti alla mossa? Siamo fatti così.

Bugia che non ci sono state manifestazioni: le mascherine tricolore sono sbarcate anche nell’urbe e hanno manifestato in Piazza del Monte a distanza di sicurezza, in posizione marziale, qualcuno con un giacchetto simil-bomberino che forse non lo ha protetto dal Covid, ma sicuramente gli ha fatto sfogare il vaiolo. A vedere i filmati sembra sia successo davvero qualcosa, ma chiunque nella vita a Siena abbia mai provato una passione che esula dai cavalli e abbia deciso di manifestarla nelle strade, sa la soddisfazione che l’urbe sa dare. Nessuna. Qualsiasi cosa stia succedendo, qualunque cosa tu stia proclamando, chiunque stia passando - specie se per qualche motivo famoso - non viene musato. Il senese è intrinsecamente borioso e non musa. Ma quello unn’è coso? È lui, è lui. “Capirai”, pensa e tira dritto per la sua strada. In platea ci sarà sicuramente stato Augusto a raccogliere materiale fotografico per il numero speciale delle Augustorie pandemiche e quella signora che chiede l’elemosina zoppicando (e che un martedì pomeriggio ho visto saltare come un gatto su un tram), master and commander di quello spicchio di strada.

A Siena è inoltre arrivata la Movida (che insieme alla parola party mi fa sentire di vivere nella provincia, della provincia, della provincia del mondo) e non poteva arrivare quando, a vent’anni, il venerdì sera si moriva dai pizzichi e non si sapeva come sbarcare il fine settimana, no è arrivata in piena pandemia. Dove effettivamente si trovi nessuno lo sa, ma ci deve essere per forza visto che la gente se ne lamenta. Forse è come l’Isola che non c’è e a vent’anni non siamo stati semplicemente boni a trovarla. In città dice c’è la movida, le contrade non l’hanno estratte, facciamo una cosa andiamo al mare. I detentori di case al Puntone e a Castiglioni hanno riaperto le magioni, fatto prendere aria agli interni, si sono affacciati al bagno Perla e sono anche velocemente tornati a casa. Le distanze ci sarebbero anche, il problema sono i ragazzi piccini che vogliono giocare sul bagnasciuga con gli altri bambini. Fermali quelli. Dopo un fine settimana di paura e delirio a Las Follonicas, i nonni hanno chiamato i figli, che pensavano di essersi tolti la prole da casa, e rispolverato il saggio mantra di antichissima memoria: trulli trulli chi li fa se li trastulli. Comunque, a breve riapriranno le società: chi non ha sfoghi su qualche valle si sente morire e chi invece ce l’ha ora pensa che Parigi sia ben valsa l’andare a raccattare tutti gli studentelli che si imboscavano in mezzo alle piante a fine serata. Alle Scotte nel reparto psichiatria si fregano le mani: sarà un’estate rovente.