La vita dell’economo di contrada si districa nel silenzioso dedalo si manufatti artigianali e imprese epiche che esiste dietro le quinte di un popolo.
Mentre tutti si svegliano una mattina e trovano il rione imbandierato, c’è qualcuno che ha fatto le ore piccole, mettendole una per una. Mentre tutti guardano a bocca aperta la comparsa che sfila per le strade del centro storico, qualcuno suda come un cavallo dopo 45 minuti di mossa, andando avanti e indietro per controllare che sia tutto a posto. Mentre tutti sono incantati dal duce che solleva la spada sul tufo, qualcuno è in un angolo a pregare che al fantino non gli caschi l’elmo. In soldoni, l’economo è colui che devi ringraziare se stai a bocca aperta tutto l’anno.
Questo 2020, però, ci ha chiuso bocca e cuore. Nessuna festa titolare e, per il Palio, probabilmente sarà necessario attendere il 2021.
A raccontare la vita dell’economo in questo periodo, è Roberto Falchi della Nobil Contrada del Bruco, che ricopre il ruolo da ben 12 anni.
"La nostalgia è innegabile. Per chi passava quasi tutti i giorni dalla contrada anche solo per 5 minuti, appena libero da impegni di lavoro, magari solo per vedere se era tutto in piedi, questo periodo è destabilizzante".
Manca il poter mettere le mani sulle piccole cose, riempirsi lo sguardo con i colori del proprio rione.
"Noi economi andiamo in letargo nei mesi di gennaio e febbraio, quindi se una sera si sta a parlare in società con gli amici senza passare dalla stanza dei braccialetti o dall’economato, non è un problema. Comunque, ci siamo sempre ritagliati momenti in settimana per fare quella piccola o grande manutenzione di tutti i nostri attrezzi. Poi la riverniciatura dei braccialetti, falegnameria e impianto elettrico, lavori che devono essere già pronti nei periodi di punta”.
Adesso, già da un paio di mesi, l’aria primaverile avrebbe portato con sé il fermento.
"A marzo sarebbe cominciato un lavoro più strutturato e capillare. Fa effetto pensare che ad aprile, nel Bruco, sarebbero cominciati i corsi per alfieri e tamburini, così come il 25 marzo ci sarebbe dovuta essere la prima uscita con una montura per il capodanno senese".
Ogni angolo della contrada, ogni mattonella del rione, parla di storia e tradizione. La storia, la fanno le persone.
"Per quanto riguarda il Bruco, all’economato si sono avvicinati diversi contradaioli, ma c’è un gruppo che è insieme da ormai 12 anni che rappresenta un po’ lo zoccolo duro. Non siamo il classico gruppo di amici coetanei, andiamo dai 20 agli 85 anni e questa eterogeneità non ci fa approfittare della confidenza, nonostante l’amicizia di lunga data. Mi mancano le riunioni, erano appuntamenti che ci davano modo di ritrovarsi e stare insieme. Siamo amici, ci si confronta anche per problemi personali. Fare una riunione per telefono non è la stessa cosa, manca il contatto. La prima volta che ci siamo visti online abbiamo riso 40 minuti senza dire una parola. Mi manca il momento con questi ragazzi nel fare qualcosa, non tanto il fare qualcosa".
Quest’anno salterà un momento speciale per tutti i contradaioli.
"Ciò che mi mancherà di più, sarà la festa titolare. È l'appuntamento clou per l'economato. Il Palio è una competizione, vesti 17 ragazzi, ovviamente c'è una preparazione ma le monture sono già pronte, guardate e riguardate. La festa e il giro in città sono esclusivamente nostri. Sono momento che ci portano via tempo e ci fanno lavorare tutto il giorno, quando si arriva a sera siamo distrutti eppure bisogna trovare la forza per sistemare tutto. Quando nei libri di storia si legge che per muovere un esercito ci voleva una settimana, capisco cosa vuol dire"
Un ruolo, quello dell’economo, che porta ad avere anche contatti con le altre consorelle. A volte, nascono amicizie.
"Tra gli economi c’è solidarietà. Molta solidarietà. Ci siamo attrezzati con un gruppo su whatsapp e ci sentiamo spesso. A volte parte la domanda: ‘ragazzi mi dite dove posso fare le scarpe?’ e subito arrivano 3 o 4 indirizzi. Ancora, però, non ci riesce fare un albo fornitori. Poi c'è chi è più geloso delle sue cose, ovviamente, ma siamo abbastanza solidali. Qui sono abbastanza avvantaggiato, dopo 4 anni da coordinatore e non avendo la rivale, mi resta facile avere il giacchetto diciassettino. Ho sempre guardato tutti con gli stessi occhi, tutti sullo stesso piano. Quando ho smesso, mi sono arrivati tanti ringraziamenti proprio con questa motivazione".
In questo periodo, ogni scusa è buona per ritrovarsi.
"Siamo sempre in contatto, anche in questo momento. Con l'economato della Giraffa, quando siamo andati a mettere le bandiere per Santa Caterina, ci siamo dati appuntamento in via dei Rossi per bere a distanza di sicurezza! Io ho portato la bottiglia e loro i bicchieri".