Oggi 29 aprile, festa di Santa Caterina da Siena, mi piace ricordare i suoi viaggi nel territorio senese.
Secondo le testimonianze rese dai suoi discepoli al processo di canonizzazione, nell’estate del 1377 la Mantellata, all’epoca trentenne, si recava a Rocca d'Orcia per una missione di pace, ospite di Bianchina Salimbeni, nella cui famiglia c'erano continue liti. Nella Rocca, da lei definita “l’isola”, Caterina “miracolosamente” imparava a scrivere, componendo addirittura dei versi con l’inchiostro ricavato da un vasetto di cinabro.
Caterina si recava anche a Montalcino, presso l'Abbazia di Sant'Antimo, ospite del suo padre spirituale l’abate Giovanni di Gano da Orvieto.
Qui intervenne per una riconciliazione tra Mino di Paolino, arciprete di Montalcino, e lo stesso abate Giovanni: l’arciprete, uno dei principali destrattori di Caterina, aveva aggredito armato di spada l’abate in visita alla pieve, contestandone l’autorità. Comunque Mino di Paolino, che era stato scomunicato, sarà assolto dalla scomunica nell’ottobre 1379 con bolla pontificia. All’epoca la potente abbazia non più all'apogeo, anzi era decadente. Scrive il Beato Raimondo da Capua, confessore e biografo della Santa, che gli abitanti di Montalcino, informati dell’arrivo di Caterina, accorsero in massa, per vederla e incontrarla; molte furono le conversioni in quell'occasione, anche perché la Grande Senese era ritenuta una Santa già in vita. Sappiamo anche che Nastagio di Guido di ser Guelfo, poeta ilcinese, scriveva un “capitolo” in rima in onore di Caterina. Per concludere questa breve nota, l’abate Giovanni di Gano seguirà Caterina a Roma, impartendole gli ultimi sacramenti il 29 aprile 1380.