La PittaRosso Pink Parade nasce dall’incontro di PittaRosso e Fondazione Umberto Veronesi che, con il suo progetto "Pink is Good", si impegna a sostenere la ricerca scientifica contro i tumori femminili e a sensibilizzare le donne sull’importanza della prevenzione. 

"Nel 2020 mi è stato diagnosticato un tumore al collo dell'utero in fase avanzata, sono stata operata al'Ieo (Istituto Europeo di Oncologia, ndr) a Milano proprio subito prima del lockdown. Intorno a me, nel corso del tempo, ho visto molte persone che non ce l'hanno fatta. Per questo non solo mi sento fortunata - anche non se non ne sono ancora fuori - ma anche in debito con l'Ieo, con il mondo e con la mia stessa vita, adesso e forse per sempre. Il mio fare è come se servisse a ripagare il mio debito, l'aiutare è lo sfogo alla mia tensione e il mio ringraziamento."

Esordisce così Laura Ceccarelli, senese e brucaiola doc. Infatti, dal 2021, proprio lei ha deciso di far approdare la camminata della solidarietà anche nel nostro territorio.

Come nasce l'idea di portare questo evento solidale a Monteroni d'Arbia?

Dopo il mio intervento e relative cure, nel dicembre 2020 ho deciso di fare i miei regali attraverso la Fondazione Veronesi, acquistando i loro panettoni, pensando che avesse un legame con l'Ieo, che è fondata sì da Umberto Veronesi, ma di fatto un'entità completamente distinta e slegata. Dopo i panettoni mi è stato chiesto se avessi voluto vendere i pomodori nell'ambito del progetto "Il pomodoro per la ricerca. Buono per te, buono per l’ambiente" e così ho organizzato il mio primo banco solidale. Da questo momento una cosa ne ha tirata un'altra e nel 2021 c'è stata la prima passeggiata. Parteciparono 350 persone, che per me già era un numero molto alto. Non sapevo che dopo si sarebbe trasformato in evento con una partecipazione davvero impressionante.

Come mai a Monteroni d'Arbia?

Siena richiede una preparazione burocratica elevatissima. Anche contattare le persone giuste sarebbe stato difficoltoso. Abito a Monteroni sopra i vigili urbani, conosco molto bene il sindaco. Mi è bastato spiegargli la cosa e lui si è preoccupato di tutto. Da senese cresciuta fra Botteganova e Porta Ovile, mi sarebbe piaciuto molto farla nella nostra città, ma da quando abito a Monteroni ho cominciato ad apprezzare tutto nostro il territorio, la bellezza delle crete e della campagna circostante. Ho pensato che sarebbe stato bello far vedere meravigliosi panorami a chi li conosce meno. Inoltre questa zona dà la possibilità di scegliere itinerari sempre diversi.

Al di là dei percorsi è una mattinata piacevole che letteralmente vola.

Siamo lì tutti per lo stesso scopo, non c'è competizione, è soltanto un evento benefico che crea una grande socialità. Anche le persone più avanti con gli anni o che hanno disabilità motorie possono partecipare, è più facile che teniamo il passo di chi va piano che di chi va veloce! Sono orgogliosa non solo della raccolta fondi che è stata fra le più alte d'Italia, ma perché è stato un giorno di sorrisi, in serenità e armonia. Sono stata appagata, mi sono detta che ho fatto una cosa bella che ha fatto stare bene tante persone. Approfitto per ringraziare tutti coloro che si sono resi disponibili a dare una mano, in primis Rosella, sempre presente in ogni occasione, tutti coloro che si sono occupati della logistica e della viabilità, la Pubblica Assistenza di Monteroni d'Arbia che ha messo a disposizione le sue ambulanze gratuitamente e molti altri che non nomino per non dimenticare nessuno. Tutto senza dover chiedere. Non vedo l'ora di riprovarci anche se con un po' di paura perché ho timore che non riesca di nuovo così bene.

La Pink Parade non è un evento solo del nostro territorio, giusto?

No, infatti. Nasce a Milano nel 2014 ed è stata realizzata in maniera diffusa con l'avvento del Covid, momento in cui non c'era possibilità di spostamento. La Fondazione ha chiesto di portare un gruppo di amici a camminare per 5 Km nello stesso giorno in cui la passeggiata veniva svolta a Milano e ognuno poi avrebbe fatto la sua donazione. Lanciai questa idea in qualche gruppo Whattaspp e arrivarono più di 350 persone.

Dopo molti scambi digitali, ha avuto modo di incontrare i rappresentati della Fondazione Umberto Veronesi?

Sono venuti a Siena per il Palio, in Contrada, sono stati guidati nella nostra città e nei nostri locali da qualche amico del Bruco. Nell'occasione mi chiesero di firmare l'accordo con loro per un altro anno. Lo feci, dicendo però che non ci sarebbe stata nuovamente una partecipazione tanto alta in una realtà piccola come la nostra, pensando che la grande affluenza del 2021 fosse stata dovuta anche alla voglia di fare e di uscire dettata dalle restrizioni del Covid. In effetti, quest'anno, non siamo stati 350, ma siamo più che triplicati! Ma questi numeri non vengono raggiunti grazie a me, io lancio l'idea. Vuol dire che la gente è sensibile al messaggio. Anche se non si è vissuta in prima persona questa brutta situazione, spesso, purtroppo, la viviamo di riflesso: qualcuno intono a noi, amici o familiari, può esserci passato.

Quanto è stata importante la vicinanza delle persone care in un momento difficile come il suo?

Fondamentale. Io da questo punto di vista sono stata molto sfortunata perché ho vissuto tutto nel pieno lockdown. Non potevo vedere nessuno. Ovviamente c'è sempre stato mio marito Umberto, tutta la mia famiglia e non posso non menzionare la grande amica Cristiana Burroni. Avere i propri affetti accanto è fondamentale fisicamente, ma soprattutto a livello emotivo e morale.

Continua a portare avanti anche altre iniziative?

Sì, certo. Sto continuando con la vendita solidale dei panettoni e dei pomodori.

Dopo quello che ha vissuto, e che sta vivendo, cosa si sente di dire a chiusura di questa intervista?

Sono particolarmente fatalista, penso che se una cosa deve succedere succederà. Per questo dobbiamo vivere bene l'adesso. Viviamo la vita appieno, non lasciamo niente di intentato e diamoci da fare perché il nostro tempo sia il migliore possibile. Il nostro tempo è contato, lungo o breve che sia, conosciamo il nostro inizio ma non la nostra fine, dobbiamo godere di tutto quello che c'è in mezzo. Credo che questo si capisca e si percepisca bene quando si vivono certe cose, quando pensi che la parentesi stia per chiudersi, altrimenti ci riteniamo erroneamente immortali.