Ognuno di noi, nella vita, ha un “mito” personale. Una persona che ammira, della quale avrebbe voluto “vivere” la vita, possedere il suo spirito forte e battagliero, la sua lingua “tagliente” al bisogno (di quelle che le cose te le dicono in faccia) e, al tempo stesso, avere il suo carattere di grande apertura e disponibilità. Il suo sorriso. Il suo sguardo vispo.
Il mio mito personale è Rosanna Bonelli. Ma, per farla contenta, la chiamo come lei vuole e come “si sente” di essere dentro: Rompicollo. Fin da piccola non ha desiderato altro che essere quell’eroina della quale ha visto crescere tra le pareti di casa la storia, quando il padre, il celebre Luigi (1892-1954: commediografo, scrittore e giornalista), tesseva la trama dell’operetta e il maestro Giuseppe Petri ne faceva risuonare le note. Io sono Rompicollo. Così è cresciuta. Anche se poi ha studiato arte (è un’eccellente pittrice) e se è andata giovanissima a correre (e vincere) negli ippodromi più celebri d’Italia.
Lì conosce il futuro marito, Giulio Cesare Flamini, uomo di carriera nell’esercito. Tra i due è amore, tanto che lui la chiede in moglie, ma lei, da “birba” qual è, gli dice: “quando diventerai Generale”. E così, dici anni dopo il Generale Flamini si presenta da Rosanna e le dice: ora ci sposiamo. Una storia che ha il sapore di una favola anche se la stessa Rompicollo, sempre da “birba” qual è, confessa con aria ammiccante: in questi dieci anni ci siamo visti, intendiamoci! (con tutto ciò che la battuta, specie se fatta da lei, comporta).
Ma il suo sogno è “essere” Rompicollo, l’eroina dell’operetta del padre.
Siamo nel 1957 e il regista Luigi Zampa è a Siena per girare il film “La ragazza del Palio”, la storia di una giovane e platinata americana che si trova, casualmente, a correre il Palio di Siena, con una trama che ricorda abbastanza quella dell’operetta di Luigi Bonelli.
Anche Rosanna è in città in quel periodo e, grazie alle conoscenze che ha nel mondo dei fantini reclutati nel cast, e, soprattutto, grazie all’infortunio occorso alla controfigura della protagonista del film (l’attrice americana Diana Dors, che recita con Vittorio Gassman e Franca Valeri), gira alcune scene nelle quali galoppa sulla pista di Piazza addobbata con una vistosa parrucca bionda per assomigliare all’attrice.
La produzione, poi, per promuovere il film, ha l’idea di far montare davvero una donna in una Contrada per la Carriera che si disputerà di lì a poco. Rosanna Bonelli non aspetta altro da una vita e cerca una Contrada disposta a farle indossare il giubbetto, finché l’Aquila accetta (ma solo perché lo zio Umberto Bonelli, che dopo la morte del padre le fa da tutore, non riesce a contattare il Capitano: o forse perché la cifra che offriva la produzione era tale da non poter rifiutare).
Come che sia Rosanna Bonelli viene registrata fra i fantini del Palio con il soprannome di Diavola (anche questo su richiesta della casa cinematografica), ma lei si fa chiamare, in quell’occasione e da allora in poi, Rompicollo, in ricordo dell’eroina inventata dal padre. Anzi, attualmente sta cercando di far mettere il doppio soprannome anche nei registri comunali, e questo la dice lunga sulla sua volontà di ferro.
Rosanna corre così nel Palio dell’Assunta del 1957: vince due prove ma il giorno fatidico cade al secondo San Martino mentre è, peraltro, in terza posizione. Il suo Palio finisce lì e, anzi, nel dopocorsa Rompicollo viene anche (seppur non fisicamente) aggredita dai contradaioli di un’altra contrada (la Torre) che la accusano di aver provocato la caduta del loro fantino (e chi la aggredisce, anche se non lo ammetterà mai, la mattina dopo viene mandato dall’allora Capitana della Torre, la marchesa Chigi Zondadari, a scusarsi con un mazzo di fiori).
La sua incredibile storia arriva fino ai giornali nazionali e si merita addirittura una controcopertina de “La Domenica del Corriere”.
Dopo la celebre, cinquecentesca, Virginia Tacci, che corse un palio (alla lunga) per il Drago, quella “Diavola di Rompicollo” ad oggi è l’unica donna ad aver corso un Palio vero. Per la cronaca: tra i moltissimi riconoscimenti Rosanna figura nel Dizionario delle “Grandi figure femminili italiane” pubblicato da Historia nel febbraio 1971, e nell’Agosto del 1999 il Comune di Siena le assegna la “Medaglia d’Oro di civico riconoscimento".
Di donne così hanno fatto lei e, poi, buttato via lo stampo. Ah, come dite? Non ho scritto quando è nata? Il 10 agosto, nella notte di San Lorenzo: una stella che brilla ancora nel firmamento del Palio.