Mariano Daniello Vanni detto il Taccola: il precursore di Leonardo, genio senese, da tutti dimenticato (come spesso accade).

A Siena non lo conosce praticamente nessuno. Il che è incredibile. Ed è tanto più incredibile in quanto, pochi giorni fa, è venuta a Siena una troupe di ARTE l’emittente franco tedesca che il Taccola lo conosceva eccome! Tanto da inserirlo in un filmato sul Rinascimento nel Senese.

Perché Mariano Daniello Vanni, meglio conosciuto come Mariano di Jacopo (il suo babbo) e meglio ancora noto (a chi è noto) come Il Taccola (la Cornacchia) è stato uno degli ingegneri precursori di Leonardo più importanti del Rinascimento.

Era nato a Siena il 4 febbraio del 1382 (e questa è una cosa che si sa di sicuro perché è segnato nel registro dei battezzati), ma della sua biografia  lui si sa pochissimo perché tutta la sua vita è compresa in 14 documenti (di cui uno perduto). Si sa che il padre era un piccolo possidente; che la mamma si chiamava Nefra; che si sposa con Nanna, figlia di un conciatore, fra il 1424 e il 1425 e che da lei ha una figlia di nome Alba (finalmente un nome di donna che ha un senso!). Fa il notaio, perché si iscrive all’arte dei giudici e notai nel 1417 ma, in realtà, delle imbreviature e dei contratti gliene importava zero. Di fatto fa l’intagliatore (sono attribuiti a lui intagli realizzati nel 1408, 1438 e 1441-42) e soprattutto fa l’amministratore della Domus Misericordiae che, all’epoca, era l’equivalente del DSU attuale e ospitava gli studenti dell’università con poche risorse. Ma l’ambiente dello Studio senese lo mette in contatto con Mariano Sozzini e con tutto il circolo degli umanisti. E’ amico intimo di Jacopo della Quercia e fra giuristi e artisti partecipa a quella stagione di rivalutazione e rilettura dei classici che gli eruditi declinano con la filologia e gli uomini di scienza con la riscoperta delle macchine. E questo fa il Taccola. Studia e rielabora le macchine e le architetture. A contatto con la realtà dell’eterno problema dell’acqua a Siena elabora sistemi di regimazione e di pesca (dopo di lui la Repubblica varerà un progetto – non andato a buon fine – di peschiere sulla Bruna, per approvvigionare di pesce Siena sganciandola dal monopolio del Trasimeno). A lui si deve la prima immagine di un sommozzatore e  di un uomo munito di maschera subacquea con il boccaglio.

Nell'immagine:
Soffietto per respirare sott’acqua

Riproduzione dal Ms. Palat. 767 [I.f.1], p. pr

 

La sua statura di uomo moderno si legge tutta nei suoi libri (“De Ingeniis”, redatto fra il 1419 e il 1433, e il “De Machinis” del 1449) perché oltre al testo, Taccola, che è un eccellente disegnatore, riempie i suoi codici di illustrazioni perché tutto sia comprensibile a tutti. E’ un rivoluzionario: al tempo suo ancora vige il concetto di “segreto di bottega” da non divulgare se non ai più stretti collaboratori. Lui parla volutamente a tutti. Quando intorno al 1430 ha un colloquio co Brunelleschi di passaggio a Siena, la differenza di mentalità fra i due grandi viene alla luce. Zitto! Non raccontare niente a nessuno! Gli raccomanda il fiorentino. E lui, invece, continua a infarcire i suoi studi di istruzioni visive. Il Medioevo si è scontrato con l’età modena.

Nell'immagine principale:
Trabocco e braccio oscillante
Riproduzione dal Ms. Lat. 7239 [I.c.6], c. 22v

 

Sui suoi libri studia (utilizzandoli, peraltro senza citarlo), Francesco di Giorgio Martini e, attraverso lui, le intuizioni di Mariano di Jacopo approdano a Leonardo.

La sua opera è ancora in grandissima parte inedita e ciò che si conosce è stato messo in luce non prima degli anni Novanta dello scorso secolo, soprattutto per merito di Paolo Galluzzi.

Non si sa quando morì. Forse intorno al 1458, ritiratosi dal lavoro, pago della sua pensione e dei suoi studi.

Un gigante che prepara Leonardo. E pensare che a Siena, di lui, si son dimenticati quasi del tutto.