Mario Cioni, un uomo nato in una famiglia con poche possibilità economiche, un uomo che grazie alla sua intelligenza crea un’azienda tra le più importanti nel settore. Mario Cioni, un uomo che, negli anni Sessanta dello scorso secolo, è stato Capitano plurivittorioso della sua Contrada, il Nicchio. Mario Cioni, un uomo semplice, che resta tale sempre, amato da tutti perché si metteva al pari di tutti.
Dicono di lui le figlie Elisabetta e Lucia che uno dei tratti più evidenti del suo carattere era “il suo aprirsi al mondo con un sorriso coinvolgente che poteva significare tante cose, estremamente comunicativo, e niente affatto formale perché veniva dritto dal cuore”.
Mario Cioni nasce il 29 gennaio 1923. I suoi genitori, come tanti, volevano farne un ragioniere per cercare il famoso “posto sicuro”; ma fortunatamente gli consentono di frequentare l'Istituto Tecnico Tito Sarrocchi dove, nell'anno scolastico 1940/1941, si diploma come tecnico meccanico. Cioni resterà sempre legato alla sua scuola, non a caso assumerà spesso ragazzi che provengono da quelle aule.
Mario Cioni giovanissimo in Fortezza
Non ha la possibilità di frequentare l'Università, magari seguire quella Facoltà di Ingegneria meccanica per la quale sarebbe stato portato, ma non smette mai di studiare, di approfondire e, soprattutto, di sperimentare. Così, sfruttando il suo ingegno e le sue grandi capacità, a partire dalla metà degli anni Cinquanta fino all’inizio degli anni Settanta del Novecento, progetta, disegna e realizza macchine di precisione destinate a vari tipi di produzione dell’industria farmaceutica, macchine considerate all’avanguardia in Italia e nel mondo.
Legato alla sua Contrada, il Nicchio, lavora e realizza i suoi prototipi proprio in via dei Pispini, al numero 22. E al numero 22 di via dei Pispini tutto comincia: da lì parte, giovanissimo, quella mattina in cui presenta alla Camera di Commercio di Siena la sua prima macchina per l'industria farmaceutica che incontra subito un successo incredibile.
Mario Cioni alla Camera di Commercio di Siena spiega il funzionamento di una delle sue prime macchine infialatrici
All’inizio tutti i possibili finanziatori sono al Nord, e sarebbe necessario abbandonare Siena. Mario Cioni dice no, che non avrebbe lasciato la sua città, la sua Contrada: rimanere qui, non andare, ad esempio a Milano dove sarebbe stato molto più facile avviare un’attività industriale, è un atto di coraggi e Cioni è consapevole della situazione e delle difficoltà che questa scelta comporta. Ma la scelta, poi, dà i suoi frutti e nel 1948 il signor Centi, che ha un'officina che lavora per l'Istituto Sclavo, gli chiede di lavorare da lui: nasce la ditta “Centi e Cioni” che, quasi subito (Centi, anziano, si ritira dall’attività), si trasforma nelle “Officine Meccaniche Mario Cioni”.
Mario Cioni ad Ampugnano sale sul primo volo Siena Roma (Foto Grassi)
Molto ci sarebbe da dire. Che alcune macchine da lui progettate sono utilizzate ancora oggi, che nella sua attività di imprenditore è sempre stato attento alla collettività, al mondo che lo circondava, alle necessità del prossimo perché, da “uomo che si era fatto da solo” la generosità è sempre stata, ed in ogni campo, un tratto distintivo del suo modo di vivere. Nel 1961 Siena gli manifesta la sua riconoscenza conferendogli il “Mangia d'argento”.
E poi il Nicchio. La sua Contrada, la sua gente. Capitano plurivittorioso: nell’agosto 1960 (Vittorino su Uberta), nello straordinario del giugno 1961 (ancora Vittorino su Uberta) e nell’agosto del 1969 (Rondone su Topolone). Con Vittorino e la sua famiglia stringerà anche un rapporto di grande amicizia.
14 agosto 1961 - Da sinistra Silvio Gigli, Enzo Carli, Mario Cioni, Mario Comucci, Vico Consorti
16 agosto 1969, Mario Cioni cala il suo terzo palio
È stato un Capitano che ha dato alla Contrada impegno, umiltà, intelligenza, serietà, generosità, umanità, così come si comportava nel lavoro e nella vita. Affascinato, ricordano le figlie, dal mondo del Palio “amava” soprattutto quell’alone di mistero che sta dietro al fare “i partiti - assolutamente segreti per sempre e ovunque, anche in famiglia - e che si potevano fare solo di notte”.
Mario Cioni nei giorni del Palio di agosto del 1969
Nel numero unico del Palio vinto nell'agosto del 1960 così lo descrivono e lo ricordano i nicchiaioli: "Eccolo qui il nostro Capitano. Di lui si potrebbe dire: contano più i fatti delle parole (…) Non gli innalzeremo piedistalli (…) paroloni che appagano l'orecchio, ma che sono frutto più della mente che del cuore: non si addirrebbero al Suo carattere: un grande cuore, una immensa modestia saranno il nostro grazie".
Mario Cioni muore nel 1972. La Nobile Contrada del Nicchio, nel 2002, a trent’anni dalla scomparsa, per lasciarne duraturo ricordo e ringraziamento, chiede e ottiene di intitolare a Mario Cioni la piazzetta che si trova tra Porta Pispini e Porta San Viene.
(Ringrazio di cuore la famiglia Cioni, e soprattutto le figlie di Mario Cioni, Elisabetta e Lucia, di avermi messo a disposizione materiale, ricordi e foto inedite e personali. Un grande regalo.)