Dino Corsi nasce a Siena, nella Contrada del Nicchio, il 23 Ottobre del 1908. Fin da giovane si interessa alla letteratura ed al giornalismo, così come Silvio Gigli, Arrigo Pecchioli, Mario Verdone, Mario Celli impara il mestiere da Ezio Felici che insegna loro, nella redazione de "Il Telegrafo" (1922 - 1943).
Corsi entra giovanissimo proprio nella redazione de “Il Telegrafo” (proprietaria è la famiglia Ciano) e diviene il loro corrispondente dai campi di guerra. E’ autore di opere teatrali e novelle di ambito senese e paliesco, tra le quali "Nerbo sciolto", "Stasera alla Lizza", "La Bandieraia", "Que' pori vecchi", "La grazia di San Isidoro".
Nel 1935 si arruola come volontario legionario e parte per l'Abissinia nel raggruppamento "Eritrea", successivamente inviato in Etiopia nel Battaglione "Valanga" e poi in Dalmazia.
Dal fronte di guerra rende una corrispondenza puntuale con numerosi articoli per "Il Telegrafo" riguardanti l'intera campagna coloniale, nella rubrica periodica “In Africa Orientale con i volontari senesi della 23 Marzo”. Parte ancora una volta dal 1937 al 1939 e, anche nel corso di questa seconda esperienza africana, è autore di servizi e resoconti giornalistici con la rubrica periodica: "Nelle terre dell'Impero fascista coi legionari della 'Valanga' ".
Tra gli articoli più conosciuti c’è quello datato 17 aprile 1938. E’ il giorno di Pasqua e un gruppo di giovani legionari senesi che si trova nel villaggio di Ambaciara in Etiopia, per alleviare la nostalgia di casa, decide di organizzare un Palio straordinario. Vengono rispettate tutte le fasi: estrazione delle contrade, assegnazione, corsa, e tutti i regolamenti vigenti a Siena, solo che, non avendo cavalli, la carriera venne fatta con i muli e l'Oca si aggiudica il primo palio d'Africa. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale si trova sul fronte russo. Il 23 Febbraio 1943 giunge notizia della sua scomparsa, insieme al suo anziano Comandante Seniore Nazzareno Mezzetti, e per il Ministero della Difesa la morte risale del 19 Dicembre 1942.
Questo l’articolo di Corsi che vale la pena ricordare e riportare integralmente perché, in ogni epoca, in ogni congiuntura storica negativa, da qualsiasi parte ci si trovi (anche della “barricata”), quando si parla di Palio è uno solo il sangue che ci scorre nelle vene.
Da “Il Telegrafo” dell’aprile 1938:
"Il Palio Straordinario"
Non si e' ancora spenta l'eco delle grida gioconde salutanti la venuta dell'aereo che la tromba di servizio echeggia in note parimenti allegre: pappa-pa-pa...la Marcia del Palio!
Ora e' un correre verso la sede della Residenza: "Tirano su le Contrade!" Tirano su le Contrade perche' oggi nel pomeriggio si corre il Palio, il Primo Palio di Siena d'Etiopia. Questo e' l'omaggio pasquale offerto dal Residente ai senesi: il Palio!
Non una parodia della nostra Tradizione, non un insulso rievocare della giostra, ma una manifestazione che per svolgersi in Terra d'Africa, nella cittadella imperiale che s'e' imposta il nome della citta' di Caterina Benincasa ha per noi che intensamente l'abbiamo vissuta un significato quanto mai grande. Il sorteggio, effettuatosi alla presenza delle Autorita' e dei rappresentanti le Contrade, si svolge regolarmente. Prima ad uscire...e' la Tartuca. Nel pomeriggio, un'ora prima della corsa, la consegna dei...cavalli (veramente dei muletti), le solite scene che svolgono nella Piazza il 29 giugno e il 13 agosto vedono ora a loro teatro il piazzale interno del forte. Il "Dacceloooo!" tradizionale risuona da centinaia di petti e non manca il caratteristico "beh!" all'indirizzo delle inevitabili "brenne". La sorte ha favorito Nicchio e Drago. E tra i nicchiaioli - massa rumorosa e clamorosa - e il gruppetto dei dragaioli si accende sorda la lotta. I pochi minuti che separano dalla gistra sono vissuti intensamente da contradaioli e dirigenti. Specialmente i "mangini" si danno da fare per piazzare nel migliore dei modi e fogli da cento a loro disposizione; giacchè, per rispetto alle tradizioni, i "partiti" avvengono regolarmente.Giunge l'ora, la pista della Residenza, che per la forma geometrica, somiglia un po' al "Campo", formicola di gente ansiosa e fremente. i tamburi e le trombe accompagnano la "passeggiata storica". In testa al corteggio e' il Palio, l'ambito premio, offerto al battaglione dalle genti di Ambaciara. Si snoda il corteo...e anche se mancano i costumi e le bandiere, son sufficienti le trombe e i tamburi a darci l'illusione che ci fa contenti.
"Al canape!"
L'ordine risuona nella pista e la moltitudine tace. Si apre la busta (tutto in regola, come a Siena) e le contrade prendono posto alla mossa. Drago!...lo storno - il piu' veloce - entra per primo...ma i nicchiaioli han ben lavorato e, al calar del canape, il muletto non parte.Nicchio! Nicchio primo!...l'azzurro corre verso la vittoria, ma a "San Martino" (vogliamo dire alla prima curva) la bestia ha uno scatto e si fa raggiungere dal Drago che liberatosi dalla stretta delle Contrade...vendute, si e' fatto luce.Per due giri e mezzo Nicchio e Drago procedono appaiati suonandosi un sacco di nerbate, ma all'ultima curva del terzo giro, diciamo pure al "Casato", i due quadrupedi si impuntano, si fermano e non procedono oltre. L'Oca, rimasta fino ad allora in ombra, si fa largo a suon di nerbate e...vince. Sorpresa generale!
Nicchiaioli e Dragaioli, uniti dal...purgante, bestemmiano la loro rabbia mentre quei di Fontebranda, ricevuto il Palio dalle mani del Reggente, portano in trionfo il drappellone e inneggiano alla vittoria. Echeggiano gli stornelli tradizionali, il "Daccelooo!" risuona come rombo di cannone e i tamburi rullamp a festa.Agli ocaioli si sono uniti quelli delle contrade amiche...l'entusiasmo, il delirio sono reali, sono quelli a Siena.Ci sembra di udire il sommesso mormorio di Fonte Gaia, alziamo gli occhi come a cercare l'esile sagoma del Mangia e finisce l'incanto. Lassu' in alto, lungo il muro del forte, e' ferma una sentinella.Il milite, al posto di servizio, ha vegliato ore e ore per noi, per la nostra festa. E ci ricorda, il camerata, il nostro compito, il dovere da assolvere, compito faticoso di italiani e legionari.Non si odono piu' i tamburi e le trombe. Solo una cornetta fa sentire ora le note del cambio della guardia: Avanti, ai posti di vedetta! Sta per scendere la notte; a gli occhi che hanno lacrimato di gioia per il giungere della posta, che han brillato di commozione nell'illusione del Palio dovranno ora aprirsi e vigilare sulla sicurezza del Presidio e sull'intangibilita' di Siena d'Etiopia”.
La carriera, svoltasi su degli asini reperiti nell'area, abbiamo detto che venne vinta dall'Oca, Contrada cui apparteneva il Comandante Seniore Giuseppe Mariotti e il cencio, dipinto su di una bandiera dal brucaiolo Dino Mazzi, venne donato allo stesso Comandante, che lo riportò a Siena al termine del suo periodo di comando nel febbraio 1939.
Oggi, questo “drappellone”, viene conservato proprio nel Museo della Nobile Contrada dell’Oca alla quale è stato donato nel 2015.
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