A mezzogiorno di domenica 4 ottobre Sunto ha suonato. Come fa nelle occasioni speciali, nelle ricorrenze, nei momenti cruciali della storia di Siena.
Domenica lo era e Sunto suonava per festeggiare cinquant’anni da quando Santa Caterina (prima donna a ricevere il titolo insieme a Santa Teresa d’Avila) è stata proclamata Dottore della Chiesa.
La proclamazione avvenne per volere e dalle mani di papa Paolo VI che, nella Lettera Apostolica “Mirabilis in Ecclesia Deus”, del 4 ottobre 1970, scrive: “Essa nelle tante strettezze del suo secolo, mite e candida nell'ascolto attentissimo della parola di Dio, agì sempre con saggezza e fortezza, collocando tutta la fiducia in Dio, e risollevò la speranza di tutti abbattuta, impegnandosi con tutte le forze perché il Romano Pontefice non solo godesse della sua piena autorità e libertà, ma anche ritornasse a Roma, che Dio per sua disposizione mise a capo del mondo cristiano. E non c'è da meravigliarsi che, per compiere queste opere, la divina Sapienza abbia donato alla casta e modesta Vergine dei lumi speciali, oltre quelle illustrazioni che, secondo il Concilio Vaticano II, provengono sia dalla riflessione e dalla applicazione dei credenti quando in cuor loro confrontano i fatti e detti divini, sia dall'interiore comprensione delle cose spirituali acquisita con l'esperienza. Caterina, difatti, senza aver avuto nessun maestro umano, fu così riccamente riempita da Dio di doni «di sapienza e di scienza», da diventare efficacissima maestra di verità. Inoltre altamente consapevole del suo compito di annunziare la verità e di far crescere la carità fra gli uomini, avanzò a grandi passi, donando liberamente i benefici dei carismi ricevuti ai cittadini del suo tempo abbattuti o nati in miserevoli condizioni. Con queste premesse, s'intende facilmente la ragione per cui Noi, dopo che il Nostro predecessore Pio II, Pontefice Massimo, le ebbe decretato l'aureola dei santi, fummo presi da uguale desiderio di onorarla col titolo di Dottore della Chiesa universale. Abbiamo ancora la lieta speranza che quest'onore attribuito al suo valore giovi meravigliosamente alla Chiesa di questo nostro tempo e faccia sì che la dottrina di Caterina, il suo modo armonioso di ragionare, infiammino la carità nei cuori dei cristiani e, consolidando l'unità della Chiesa stessa, suscitino negli uomini un più ardente desiderio della santità, con la guida e il magistero del Vicario di Cristo”.
Una donna libera, Caterina, che si sentiva libera di agire e di dire ciò che il cuore le ispirava. Povertà e fraternità che, insieme alla libertà, furono lo stimolo per vivere concretamente il suo presente, camminando sulla strada della stessa storia con i più umili come con i più grandi uomini.
Santa Maria della Scala, luogo in cui si riposava Santa Caterina.
Una donna perfettamente immersa nel contesto storico, dunque, pienamente cosciente delle divisioni e frazioni politiche e religiose alle quali cercò di porre rimedio con la sua eloquenza e forza senza dimenticare mai il “piccolo” dal quale veniva.
Dalle radici si fa crescere un albero. Così lei agì. Partendo da Fontebranda per affrontare cavalieri (che minacciavano la nostra città di guerre e saccheggi – invero Giovanni Acuto tanto tanto non le dette retta), re, papi. Non temeva il confronto con nessuno perchè sapeva di parlare per tutti inserendosi nella vita sociale e culturale del tempo, con forza e coraggio. Con risolutezza.
Santa Caterina. Palazzo Pubblico, Sala del Mappamondo Sala del Consiglio, opera di Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta
Da Fontebranda, Caterina, esibisce un curriculum di grande prestigio: il 1° ottobre del 1999, con Santa Brigida di Svezia e Santa Teresa Benedetta della Croce, viene proclamata da papa Giovanni Paolo II Patrona d'Europa; è Patrona d'Italia nominata, insieme a San Francesco d'Assisi (la cui memoria liturgica si celebra in questo stesso 4 ottobre), nel 1939 da papa Pio XII; è compatrona di Roma dal 1866 per volere di Pio IX; dal 1947 è Patrona delle infermiere della Croce Rossa e, per arrivare a Siena, è Santa Titolare delle Contrade dell'Oca e del Drago.
“Che io conosca me in Te, Signore. E che conosca Te in me”, questa è la cifra dell’umanesimo da riscoprire, da rivalutare. Questa è la cifra della dignità dell’uomo. E dato che viviamo in un tempo difficile dal punto di vista culturale, sociale e umano, un tempo “pericoloso”, forse, anche oggi, “lavoro” lo troverebbe, anzi, oggi sì che avrebbe ancora il suo bel da fare.
(Nella foto principale, "Santa Caterina", opera di Francesco Messina. Roma)