Se un giorno sarai a camminare in un bosco ed arriverai in un luogo inaspettato e meraviglioso, con un paesaggio che toglie il respiro, ti troverai a scoprire, in quel luogo isolato che si chiama Montepertuso (nel Comune di Murlo, dove peraltro ha sede anche una Comunità di recupero per tossicodipendenti, una Onlus: “Mondo Nuovo”), un’antica pieve, attestata dal 1214, intitolata a San Michele Arcangelo.

Ma non si parlava di personaggi in questa rubrica, vi chiederete a questo punto? Ebbene questa pieve, nel 1475, venne ornata con un trittico dedicato a San Michele e altri santi, opera di Benvenuto di Giovanni (l’originale, oggi, è nella chiesa parrocchiale di Vescovado) ed è talmente particolare, quest’opera, che non puoi non andare ad “indagare” sull’autore.

Benvenuto di Giovanni nasce a Siena, si dice, il 13 settembre del 1436, e gli scarni documenti su di lui ci raccontano che è figlio di Giovanni di maestro Meo del Guasta e che, probabilmente, trascorre tutta la sua vita nella nostra città. Prende parte alla vita pubblica del comune ricoprendo varie cariche: nel 1480 è capitano della Compagnia Militare di San Giusto, nel 1490 di quella del Borgo di Santa Maria. Muore tra il 1508 e il 1518, quando un atto notarile accenna alla sua vedova, Iacopa di Tommaso da Cetona, dalla quale ebbe sei figli.

E’ allievo del grande Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta e la sua influenza traspare chiaramente nel suo modo di dipingere. E’ sicuramente con Vecchietta nel 1453 quando affresca il battistero di San Giovanni e alcuni critici, come Cesare Brandi, attribuiscono proprio a Benvenuto di Giovanni parte delle pitture come i Miracoli di Sant’Antonio. Tuttavia la sua prima opera firmata e datata è del 1466 e viene realizzata per la chiesa di San Girolamo, a Volterra: sono quattro predelle con le Storie della Madonna.

Benvenuto di Giovanni sviluppa un stile originale, elegante nelle figure, molto curato nei particolari, che si distingue per la solennità nella composizione e cura del particolare. Si riconosce nella sua arte l’influenza del contemporaneo Neroccio di Bartolomeo de’ Landi e dei grandi miniatori quali Gerolamo da Cremona e Liberale da Verona, che lavorano a Siena in quegli anni e che hanno lasciato la loro impronta nei Corali miniati della Libreria Piccolomini.

A Siena sono sue molte opere tra le quali ricordiamo le Annunciazioni per la chiesa di San Girolamo e per quella dell'Osservanza, dipinti dai quali traspare una già raggiunta maturità artistica.

E’ sua la tavoletta di Gabella, datata 1468, (oggi conservata nel Museo delle Biccherne dell’Archivio di Stato di Siena) raffigurante Le finanze del Comune in tempo di pace e in tempo di guerra.

Intorno al 1470 il pittore stringe contatti e viene influenzato dalla scuola fiorentina e da Matteo di Giovanni che si riflettono nei suoi lavori principali del periodo l'Adorazione, la Vergine in trono e Santi oppure il trittico della pieve di Montepertuso, dalla quale siamo partiti, che si distingue per la solennità compositiva e l'eleganza delle figure.

Quattro anni più tardi dipinge quello che da tutti è considerato il suo capolavoro: il trittico con la Madonna, San Pietro e San Nicola, oggi conservato a Londra National Gallery.

Dopo il 1480 privilegia l’attività di miniaturista, ma è del 1481 la realizzazione della parte centrale dell'affresco con la Vergine della Misericordia, del Monte dei Paschi di Siena, mentre sempre tra il 1480 e il 1490 lavora in duomo realizzando per il pavimento i cartoni di una Sibilla e della Cacciata di Erode.

L'Ascensione, del 1491, conservata nella Pinacoteca Nazionale di Siena, dimostra invece una nuova fase di recupero di stilemi medioevali.

L'ultimo periodo della sua vita lo vede stanco, privo di ispirazione e solo la collaborazione con uno dei suoi figli, Girolamo, che segue le orme paterne, lo porta a riprendere in mano i colori e ritrovare la voglia di esprimere la propria creatività.