Un’antica leggenda narra di un mercante senese che, nel XIV° secolo, per poco non divenne re di Francia e, pur non riuscendo a salire sul trono, passò alla storia come Re Giannino.
Se al primo impatto potrebbe sembrare un racconto puramente inventato e distante anni luce dalla verità dei fatti, dopo un’attenta ricerca storica si è rivelato invece un fatto realmente accaduto, o quantomeno comprovato da riscontri documentali.
Di questa vicenda scrissero molti eruditi, senesi e non, antichi e moderni, dal Tizio a Girolamo Gigli, dal Maccari a Tommaso Agazzari, dal De Angelis al Cagliaritano, dal Prunai al Callegari, dal Benvoglienti a Tommaso di Carpegna Falconieri (2005), ma soprattutto ne accennò autorevolmente Benvenuto da Imola, primo commentatore di Dante e contemporaneo di Re Giannino.
La vicenda ha dell’incredibile perché correlata di avvenimenti più vicini al romanzesco che alla storia, più adatti alla trama di un film d’azione che a fatti provati. Basti pensare che tutto nacque da uno scambio di neonati in culla e dalle testimonianze di una donna che potrebbe essersi inventata tutto di sana pianta. Dunque non si faccia caso se molti di coloro che si occuparono della vicenda nel corso dei secoli non nascosero un certo scetticismo.
Il tutto ebbe inizio il 15 novembre 1316 quando nacque a Parigi Giovanni I detto il postumo. Egli era il figlio del re capetingio Luigi X e di Clemenza d’Ungheria. Il padre era morto da poco e non riuscì a vedere suo figlio Giovanni (che fu appunto detto il postumo), quello che avrebbe dovuto sostituirlo sul trono di Francia. Ma anche il piccolo Giovanni morì cinque giorni dopo la sua nascita (20 novembre 1316) in circostanze assai misteriose. Fu sepolto nella basilica di Saint Denise.
Dopo la morte di Luigi X il trono fu retto temporaneamente dallo zio Filippo V che, dopo la prematura morte dell’infante, divenne il re di Francia a tutti gli effetti. In molti alimentarono il sospetto che fu proprio Filippo V a sbarazzarsi del piccolo Giovanni per salire al posto suo sull’ambito trono.
Anche la regina Clemenza, vedova di Luigi ed ancora incinta del futuro re, ebbe forti sospetti su una probabile congiura ai danni del nascituro, così che, appena avvenuto il parto, scambiò in culla il piccolo Giovanni con un infante di origini senesi, figlio di un certo Baglioni, operante in Francia per conto dei Tolomei. Ecco perché, se le cose andarono in questo modo, a morire effettivamente fu questo bambino e non il principe.
Guccio di Mino di Geri Baglioni fu un personaggio realmente esistito. Era un mercante senese rappresentante a Neaufle sur l’Eure, la compagnia senese della famiglia Tolomei.
La lontananza da Siena e dalla famiglia lo fecero innamorare di una certa Maria, figlia di un nobile francese, signore di Carcix, che sposò segretamente. Appena la giovane sposa francese rimase incinta, il matrimonio segreto venne alla luce e Guccio, per sfuggire all’ira del padre di Maria, fu costretto a rientrare in Italia. Maria invece venne internata in convento ma, grazie alla regina Clemenza, fu introdotta a corte come futura nutrice del Re di Francia che sarebbe nato contemporaneamente a suo figlio.
Fu la stessa Maria che accettò ed operò lo scambio dei neonati e che poi, per paura di ritorsioni, ne tenne il segreto per moltissimi anni.
Guccio Baglioni intanto, tornato in Italia ed ignaro che suo figlio era stato scambiato, chiese ed ottenne che il piccolo venisse a Siena per farlo crescere ed educare. Così avvenne.
Giannino (Giovanni) Baglioni ben presto cominciò ad inserirsi nel mondo del commercio e della mercatura ed aprì un proprio banco collegato con quello dei Tolomei (suoi parenti).
Il giovane si era nel frattempo sposato con Giovanna di Niccolò Vivoli, nipote di un fra' Tofano, procuratore della "Domus Misericordiae" di Siena.
Dopo la morte della sua Giovanna nella pestilenza del 1348, si risposò con Necca di Vanni di Gello.
Egli ricoprì diversi incarichi nella Siena del tempo, istituzionali, politici e civili.
La documentazione senese ci conferma infatti che Giannino fu nel 1342 procuratore della Misericordia e nel 1343 camerlengo della stessa confraternita.
Nel frattempo che l’ignaro Baglioni viveva la sua vita a Siena con quello che credeva essere il suo vero figlio, in Francia Maria di Carsix in punto di morte (1345) rivelò il suo segreto, fornendo anche prove tangibili, a due frati agostiniani fidati (Giordano e Antonio), frequentatori della corte francese. I due, appena Maria morì, informarono della faccenda i loro superiori ed alcuni alti funzionari della corte medesima.
Le ricerche per rintracciate il Delfino di Francia, con molta probabilità, non furono mai effettuate per non inimicarsi il re. Forse, come narrano alcuni, un timido tentativo ci fu da parte di non ben specificati emissari francesi che si recarono di proposito a Roma per il Giubileo del 1350, ma senza nessun risultato.
Nonostante questi insuccessi, i due frati agostiniani inviarono alcune lettere ufficiali ai senatori romani ed al Rettore della Commenda di Altopascio (Ordine Ospedaliero con filiali in tutta Europa, compresa Siena e Parigi) affinché si adoperassero in questa difficile ricerca.
La vita di Giannino Baglioni, lanaiolo e nipote di Salomone Tolomei, intanto procedeva a gonfie vele nella sua Siena. Qui ormai il giovane era divenuto una persona importante e stimata.
Alla fine del 1349 ad esempio, Giannino era stato nominato procuratore, sindaco e rappresentante della “Compagnia dei Battenti o Disciplinati” che si riuniva nel nuovo ospedale di S. Onofrio presso la chiesa di S. Andrea (oggi all’inizio di via Montanini davanti alla discesa denominata “del Sasso di San Bernardino’’).
Passato il Giubileo, Giannino ancora non era venuto al corrente di nessuno dei fatti riguardanti il suo misterioso passato e che a breve gli avrebbero stravolto la vita.
Frate Antonio, depositario di tutto il materiale comprovante lo scambio dei neonati, decise nel 1354 di recarsi in Italia per cercare lui stesso il vero re di Francia, ma cadde ammalato in quel di Porto Venere. Prima di morire riuscì tuttavia ad inoltrare tutti i suoi documenti a proposito delle origini del Baglioni a Cola di Rienzo, da poco divenuto tribuno romano, che li ricevette il 6 settembre 1354.
Il tribuno riuscì a rintracciare Giannino a Siena (sembra che in quel momento ricoprisse un importante incarico nel governo senese) e gli inviò una o più lettere per invitarlo a recarsi a Roma.
Una di queste, non sappiamo se sia la prima, è datata 18 settembre 1854. Alcuni studiosi sostengono che Giannino Baglioni non avesse creduto a precedenti inviti verbali di Cola di Rienzo e ne avesse preteso uno scritto. La lettera, conservata e trascritta, fu pubblicata nei secoli scorsi in numerosi libri. Certo fu anche il viaggio a Roma intrapreso da Giannino che si fece accompagnare in quella visita dal suo notaio Andrea Guidarelli.
Una volta giunto faccia a faccia col tribuno fu messo al corrente dei fatti che lo riguardavano ed ebbe copia di tutta la documentazione comprovante la sua vera origine regale. Cola di Rienzo gli promise il suo appoggio politico e lo esortò ad intraprendere un viaggio nelle principali corti europee per ottenere giustizia ed il riconoscimento ufficiale del trono di Francia.
Giannino cominciò subito recandosi a Montefiascone dove si trovava in quel momento il Cardinale di Spagna, poi ovunque, anche ad Avignone da Papa Innocenzo VII.
Mentre Giannino si recava a Montefiascone un colpo di stato a Roma destituì Cola di Rienzo ma, poco prima che venisse ucciso, un’altra lettera del 7 ottobre 1354 fu da lui inviata al Baglioni. Anche questa missiva è ritenuta originale e reca la sua firma: “Nicholò cavalieri del Popolo di Roma, per l’Apostolica Sedia de la Città santa senatore illustre, sindico, capitano e difensore si raccomanda. Dal Campidoglio, adì VII d’ottobre 1354”.
Tale lettera, come anche la precedente, è ritenuta originale ed anche la firma del tribuno, con tanto di perizia calligrafica.
Tra le righe Cola di Rienzo (Nicholò) ribadiva e spronava ancora una volta Giannino a perseverare nella sua impresa “che voi siete veramente re di Francia e vero figliuolo de lo re Luigi primo, nato de lo re Filippo el Belle; e la madre vostra fu Madama la reina Clementia figlia di Carlo Martello, el nome vostro a le fonti del battesimo fu Giovanni, e pertanto non vi schomentate, ché certo siate che in certo termine voi sarete re e signore di Francia, e dico che ogni persona d’esso reame a voi sarà soggetta”.
[continua...]