Ricostruire la storia di un’antica campana è assai difficile, ma per fortuna questa volta ci sono riuscito. Si tratta di quella grandissima fatta costruire dal rettore del Santa Maria della Scala per la Grancia di Cuna nel 1454.

Qualche tempo fa mi ero imbattuto nella “leggenda della campana grossa di Torrita”, contenuta nella Collegiata dei SS. Costanzo e Martino e che la tradizione popolare voleva provenisse appunto dalla suddetta frazione della Val d’Arbia ma, se anche la provenienza fosse stata esatta, per quale motivo era finita qui?

Il Santa Maria della Scala di Siena tra l’altro, aveva altre grance in Val di Chiana (Montisi e Scrofiano per esempio), ma nulla in Torrita.

Essa giace ancora oggi appoggiata sul pavimento dentro la chiesa, con la sua enorme mole ed è grandissima e pesantissima.

Ha due linee orizzontali in alto con iscrizioni in volgare e ben tre stemmi, tra cui quello dell’Ospedale senese: una scala sormontata da una croce.

Un vecchissimo volume scritto nel 1821 da padre Luigi De Angelis, parlando della vita dell’artista “Fra’ Jacopo da Torrita”, accennava a questa campana, ma in modo impreciso ed in parte addirittura fuorviante, sbagliando persino la trascrizione dell’anno di fusione e delle iscrizioni. Eppure l’anno impresso sulla campana si vede benissimo ed è il 1454.

Per fortuna la locale “Accademia degli Oscuri”, mi ha fornito una ricerca che tale Giovanni Maria Guasparri, loro concittadino, aveva fatto ad inizio secolo proprio sulle campane torritesi, compreso questa detta “la grossa”.

Anche il Guasparri si accorse dell’inattendibilità del De Angelis e delle sue conclusioni, compresa l’affermazione che esistessero in Torrita ben due campane entrambe fatte fare dal rettore del Maria della Scala Pietro Bolgarini a distanza di oltre un secolo l’una dall’altra.  Adesso cercherò di raccontare la vera storia di questa campana dalla sua nascita alla sua morte e cioè dal 1454 al 5 novembre 1918.

Partiamo dalle le iscrizioni circolari:

TEMPORE DNI PETRI DE BOLGARINIS RETTORIS ET FRATRIS FLORIANI GRANCIERI 

IOHANES TOFANI SENESIS ME FECIT ANO DOMINO MCCCCLIIII

La riga superiore possiamo tradurla così: AL TEMPO DEL SIGNORE PIETRO BOLGARINI RETTORE E DI FRATE FLORIANO GRANCIERE

Quella inferiore: IO GIOVANNI TOFANI SENESE FECI NEL 1454

Pietro di Niccolò Bolgarini fu effettivamente Rettore del Santa Maria della Scala dal 1450 al 1456, anno della sua morte e, poiché fu il committente della campana, il suo stemma (“partito a strisce verticali bianche e rosse”), compare al centro del manufatto.

La datazione dunque corrisponde perfettamente al periodo di incarico del Bolgarini, così come quello di un certo frate Floriano granciere.

Frate Floriano di misser Jacomo infatti fu alla guida della Grancia di Cuna dal 1449 al 1455, dopo aver gestito dal 1446 al 1449 la grancia di Serre di Rapolano.

Sulla campana però ci sono altri due stemmi, oltre a quello dei Bolgarini. Uno è quello già citato del Santa Maria della Scala di Siena, mentre il terzo, composto da una “G” su una specie di croce, era il marchio di fabbrica del campanaro Giovanni Tofani. 

E il Tofani non fu un “campanaro” qualsiasi, ma il migliore in opera in quegli anni. Era discendente da una famiglia di campanari senesi ai quali si attribuiscono tra l’altro, le campane del Duomo di Siena del 1413. Giovanni fu tra l’altro autore della campana maggiore del Duomo di Pienza in onore di Pio II (anno 1463) e di quella del Monastero senese di San Vigilio.

La nostra campana dunque, sebbene fatta e pensata per Cuna, non fu mai collocata nel campanile della chiesa di questa località della Val d’Arbia, contrariamente a quanto scritto sia dal De Angelis che dal Guasparri. 

Quando infatti l’ospedale comprò tutto il poggio di Cuna nel 1295 e decise di costruirvi la sua più grande Grancia (1314), la chiesa di S. Giacomo e Cristoforo esisteva già e così anche il suo campanile a vela che, per dimensioni è assolutamente inadatto a contenere una campana di queste dimensioni (614 chilogrammi).

Ma allora dove era ubicata a Cuna la “campana grossa”?

Posso oggi affermare con sicurezza che era allocata in una apposita stanza-torre, la più alta della struttura, sopra i granai all’interno della Grancia.

Quando, nel 1712 fu messa in opera la grandiosa scalinata interna, nata come “mulattiera” per facilitare l’accesso delle scorte (grano, farina, cereali), fu redatto questo documento che chiarisce bene la situazione:

a far disegno di fabbricare una dolce et agevole salita alli detti granari e da questi alla grande stanza della campana, conforme presentemente si vede il detto suo disegno”.

In questo luogo la campana vi rimase fino al 1788, in coincidenza della fine dei lavori di ampliamento della Collegiata di Torrita voluti dal Canonico Francesco Saverio Carosi. Questo prelato da subito si adoperò per acquistare per la sua chiesa un’adeguata serie di campane e il sette agosto del 1788 comprò per la cifra di 200 scudi proprio la campana grande di Cuna.

Questa suonò in San Martino dal 1788 fino a quel fatidico 5 novembre 1918, quando il suo timbro, a causa del formarsi di una piccola incrinatura in corrispondenza del punto dove colpisce il “battaglio”, si fece più grave e cupo. La notizia della fine della Prima Guerra Mondiale (3 novembre) era appena giunta via telegrafo anche a Torrita e le campane furono suonate a giubilo ininterrottamente. Fu così che il terzo giorno di incessanti e continui colpi la campana grossa suonò per l’ultima volta. Così il Guasparri descrisse la fine della carriera della campana di Cuna:

Il mestiere della Grossa non era quello delle sonate patriottiche, né i novissimi improvvisati sonatori di quelle tre serate facevano il mestiere del campanaro!”

Il 14 ottobre del 1919 l’Arciprete di Torrita don Savelli la fece calare dal campanile pensando di poterla rifondere e sostituirla con una nuova, ma la Soprintendenza di Siena si oppose individuando l’alto valore storico e artistico dell’oggetto.

Ancora oggi, quella che fu la grande campana di Cuna si trova all’interno della Collegiata di Torrita, in attesa di una migliore collocazione e di una degna illuminazione che le ridiano il lustro meritato. D’altronde ha ritmato fedelmente per quasi sei secoli accompagnando la vita dei nostri antenati.

Per ulteriori approfondimenti su questa storia e relative note, vi ricordo che tutto il dossier è stato da me inserito nell’ottavo volume di “Torrita, storia, arte, paesaggio”, a cura del Circolo Culturale “Fra’ Jacopo da Torrita”.    

(Nell'immagine, foto originale della campana di Cuna oggi a Torrita di Siena)