Famosissimo e conosciutissimo cantante senese, Francesco Bernardi detto “il Senesino(1686-1758) fu senz’altro il concittadino più importante, dal punto di vista artistico, che riuscì in quel XVIII secolo a portare ai vertici internazionali il nome della nostra città. Non è immaginabile ai giorni nostri paragonare il successo di questo virtuoso con altri artisti contemporanei, anche se all’epoca fece il pari con un altro illustre italiano: Carlo Maria Broschi detto “Farinelli” (1705-1782).

Il Senesino

 

I due tra l’altro furono anche amici (e non solo competitori) ed i grandi impresari europei se li contesero a suon di ingaggi stratosferici. Erano di Siena e Napoli, due scuole di canto importanti e nelle corti blasonate si scritturavano ben volentieri cantanti italiani perché ritenuti migliori per timbro, estensione vocale e virtuosismo.

Essi facevano parte dei cosiddetti cantanti “castrati” o, per meglio dire, evirati.

Questa oscena pratica, messa in atto quando i bambini avevano circa tredici-quattordici anni, era abbastanza tollerata e usuale in quel tempo, tanto che venne vietata solo sul finire del secolo successivo.

Anche uno dei due fratelli del senesino subì la stessa operazione, ma fu meno fortunato di lui e non compensò le complicazioni fisiche, di umore e caratteriali con la ricchezza di Francesco.

Non mi dilungherò sui tantissimi successi internazionali del Bernardi, di cui hanno scritto già numerosi e bravi colleghi e mi limiterò a dire che, dopo aver calcato giovanissimo i teatri più famosi della penisola (Napoli, Palermo, Milano, Torino, Venezia, Firenze) fu chiamato come primo sopranista alla corte di Sassonia ed ingaggiato niente di meno che da Georg Friedrich Händel. Per lui cominciò una serie di stagioni in tutta Europa, soprattutto a Londra dove i trionfi furono ineguagliabili.  

Fin qui la storia conosciuta ai più, ma quella meno nota è che di cantanti e musici “evirati”, a Siena ce ne furono altri ed abbastanza importanti. Alcuni di loro addirittura presero lo stesso soprannome del Bernardi e furono chiamati “Senesino”.

Uno di questi fu ad esempio Giusto Ferdinando Tenducci (1736-1790).

Fu eccelso sopranista, maestro di canto e compositore nonché direttore artistico dei Festivals di Händel che si tenevano a Westmister negli anni 1784-1790.

La sua formazione professionale (canto e composizione) sembra sia avvenuta a Napoli, nel famoso Conservatorio della Pietà dei Turchini.

Dopo i suoi primi successi intorno alla metà del ‘700 come cantante nei teatri di Venezia, si esibì anche a Napoli, Praga, Parigi (già aveva ereditato il soprannome di senesino) ed infine a Londra.

Qui la sua fama toccò l’apice nel 1762 dove interpretò brillantemente l’Artaserse, un dramma in tre atti del Metastasio su musica dell’inglese Arne.

A Londra il Tenducci strinse amicizia con la famiglia Mozart dove impartì lezioni di canto al piccolo Wolfgang Amadeus Mozart che allora aveva otto anni e poi al figlio di Bach. Intanto il successo continuò per il senesino che si esibì a Dublino (1765) ed in tutta la penisola Britannica. Nel 1772 era tornato in Italia dove preparò un dramma (L’Armida), per l’Accademia degli Intronati in quel di Siena, dedicato alle nobilissime Dame senesi. Poi fu di nuovo a Parigi, Dublino e Londra.

Se il primo senesino era passato alla storia come grande accumulatore di ricchezze, questo secondo, al contrario, fu un grande scialacquatore di denaro. Venne descritto come un uomo stravagante, dalla vita tumultuosa e romanzesca, tanto da non farsi mancare nemmeno guai con la giustizia.

Ma ci fu anche un terzo senesino: Andrea Martini (1761-1819), sopranista, rallevato artisticamente in Siena dal maestro Paolo Salulini.

La sua famiglia dimorò in via delle Cerchia almeno fino al 1773.

Il suo debutto avvenne con molta probabilità a Roma nel 1780 e qui rimase almeno fino al 1788, specializzandosi quasi esclusivamente nei ruoli femminili e dove cominciò ad essere identificato anche lui con il soprannome di senesino.

Nella stagione 1788-90 fu scritturato a Venezia dove si affermò prepotentemente e nel 1791 fu scritturato dal teatro Regio di Torino. Grandi successi poi alla Pergola di Firenze, alla Scala di Milano (1993) e a Parma. Dopo altri importantissimi successi, che lo videro a Lisbona, Madrid e Londra, all’età di 38 anni Andrea Martini lasciò improvvisamente la musica e si rifugiò nella sua villa di Scandicci.

Pur non calcando più i palcoscenici, egli si adoperò, su richiesta della Regina d’Etruria Maria Luisa di Borbone in Firenze, ad eseguire per lei (1806) una cantata scritta dal concittadino Ettore Romagnoli in onore del Cardinale Zondadari. Poi, gratuitamente, egli cantò svariate volte a Firenze nella basilica della SS.ma Annunziata.

Andrea Martini, il terzo senesino, morì di tisi nel 1819.

Oltre ai tre senesini di cui sopra abbiamo parlato, altri cantanti evirati di Siena ebbero un certo successo nel panorama musicale internazionale come Giovanni Angeli (1713-1795), detto “il Lesbina”, eccelso sopranista che prestò la sua voce quasi esclusivamente alla Corte di Portogallo. Ma anche un altro senese evirato fu artista di fama internazionale. Si tratta di Giovanni Carlo Concialini (1744-1812), zio del musicista Michele Concialini e anch’esso sopranista. Dopo i primi successi a Padova e Venezia, nel 1763 fu scritturato alla Corte di Baviera e poi fu al servizio personale del Re Federico II di Prussia dove ricoprì il ruolo di primo solista di Cappella.

Infine ci fu Gasparo Savoi, detto “voce di miele, altro senese evirato di cui ci sono pochissime notizie e che probabilmente non riuscì ad imporsi ad altissimi livelli. Si ignora sia la sua data di nascita che quella di morte (quest’ultima però intorno al 1796). Si esibì negli anni 1755-1760 sia a Siena che a Firenze e nel 1788 cantò alla Scala di Milano, ma non si hanno notizie di sue apparizioni nei grandi teatri delle capitali europee.