La “sirena bicaudata”, detta anche bifida, è una figura di donna con una doppia coda di pesce che comparve in modo prepotente tra i simboli del medioevo romanico tra il X ed il XIII secolo.

La sua diffusione nell’Europa occidentale è vastissima ed in particolar modo in Italia, dove la maggiore concentrazione sembra essere in Puglia, nel sud della Toscana e nell’alto Lazio.

Naturalmente, nella quasi totalità dei casi, essa è incastonata nelle vecchie Pievi e nelle chiese sparse nel territorio e, solo raramente, nei palazzi privati di famiglie anticamente importanti.

Detto ciò è dunque facile incontrarne alcuni esempi nella nostra provincia come a Torri (Sovicille), in un capitello del chiostro dell’omonima abbazia, oppure nel portale della Pieve di S. Vito a Corsignano (Pienza) (nella foto principale), nella chiesa di S. Pietro a Villore (S. Giovanni d’Asso), in quella di San Bartolomeo a Montefollonico (Torrita di Siena), nella Collegiata di San Quirico d’Orcia, nella Pieve di San Giovanni Battista a Ponte allo Spino (Sovicille), in un antico palazzo in Via dei Rossi nel centro storico di Siena (vedi foto sotto) ecc.. 

Indubbiamente in questo periodo storico la sirena bicaudata aveva ormai assunto una valenza cristiano-religiosa ed il suo utilizzo serviva come ammonimento a non cadere nei peccati carnali.

Non bisogna dimenticare però che il simbolo è molto più antico e di origine pagana.

Molti studiosi infatti sostengono che nel passaggio dal paganesimo al cristianesimo, il culto collegato alla fertilità sia sopravvissuto nelle zone rurali per cui la sirena rappresenterebbe la Dea Madre Terra protettrice del creato.

La raffigurazione delle sirene però, già presente negli Etruschi e nei Greci (ma anche in tante altre civiltà) era un po' diversa da quella medievale dei secoli successivi al Mille.

Mentre le civiltà più arcaiche infatti rappresentavano una sirena col volto di donna, con il seno scoperto, munita di ali e zampe di uccello, nel medioevo la donna è nuda fino all’inguine, ma con due zampe a coda di pesce a formare una specie di simbolo “omega”.

Anche la forza della dottrina cristiana, che fu notevole nei primi secoli del secondo millennio, non è tuttavia sufficiente a spiegarci la trasformazione della donna alata dell’antichità nella donna pesce del medioevo.

Analizzando in particolar modo le sirene toscane, possiamo immaginare che questo passaggio possa essere avvenuto nel periodo longobardo ed in particolare modo quando questa popolazione si convertì al cristianesimo. Così accadde infatti anche per altri simboli arcaici diffusi tra le popolazioni originarie che poi vennero riprodotti ed accettati dal mondo ecclesiastico.

Il mito di queste creature, da noi rappresentate in molte tombe etrusche, dovrebbe dunque avere assunto una tale diffusione tra la popolazione autoctona, da resistere fino al periodo dei longobardi e dei franchi per poi essere traghettato nella cultura cristiana con successo.   

Bisogna ricordare infatti che, dopo la caduta di Roma, sussisterono per molto tempo riti pagani e autoctoni con quelli prettamente cristiani e coesisterono per diversi secoli senza essere necessariamente vietati.

La Chiesa dal canto suo modificò con nuove motivazioni, più inclini alle sacre scritture, molti simboli pagani, facendo in modo che si adattassero alla Bibbia, senza farli sparire del tutto.

E dunque, nei primi secoli dopo al Mille (stesso periodo di origine delle chiese senesi in cui si trova il simbolo), assistiamo ad un recupero e al ripristino della sirena bicaudata

Come suggerisce lo storico Ben Adam potremo ragionevolmente concludere che essa è una allegoria cristiana e pagana al contempo e “dice del doppio carattere-funzione-natura dell'animo umano, dice della sua doppia azione tendente sia al materiale che al divino ovvero ci dice del suo aspetto assieme di Prostituta e Sposa, aspetti che dall'uomo devono assieme, in un uno, essere visti, conosciuti e considerati per potere evitare il cieco-inconsapevole ascolto di un canto-nascondimento che porta morte e dolori"

Ma c’è un aspetto meno conosciuto di cui bisognerà tenere conto: questo simbolo nacque in un paganesimo che credeva nella reincarnazione, come ad esempio credevano anche gli Etruschi.

Sicuramente questo aspetto non fu visto da tutti coloro che, nella cristianità medioevale, riproposero quel simbolo, ma occorre ricordare che in quei tempi la dottrina della reincarnazione era insegnata nella prima "diversa e filosofica" cristianità e fu ripresa da parte del grande movimento cristiano dei Catari, movimento seguito anche dal più dotto mondo della cultura e della nobiltà del tempo. Potrebbe dunque, in alcuni casi, che quel simbolo sia stato visto e proposto in questa chiave e spiegare la presenza anche in edifici privati oltre che a quelli di culto.