La terza crociata (1189-1192) fu bandita da Gregorio VIII appena salito sul soglio pontificio al posto del defunto Urbano III, ma su questa spedizione non si hanno notizie sulla eventuale partecipazione di truppe senesi.
Sulla quarta crociata (1202-1204), indetta da Papa Innocenzo III, sappiamo solo che anche vi parteciparono circa cinquecento senesi. Questa spedizione che doveva essere diretta contro i musulmani finì miseramente col saccheggio di Bisanzio da parte dei crociati e portò alla spartizione dell’Impero Bizantino.
Notizie non confermate indicano come alcuni crociati senesi riuscirono a portare in patria alcune importanti reliquie malamente tolte ai bizantini.
La quinta crociata (1217-1229) è probabilmente quella del quale troviamo più documentazione per quanto riguarda il contingente senese. Fu bandita da papa Onorio III e condotta da Giovanni di Brienne re di Gerusalemme e Andrea II re d’Ungheria. Si svolse contemporaneamente su due fronti, la Palestina e l’Egitto.
I senesi partirono in numero di circa novecento, guidati dal podestà di allora, tale Ugolino di Salamone da Parma e dal capitano senese Guido Bandinelli (detto da Palagio). Su questo antefatto tutte le cronache concordano: “Come in Siena si partì Ugolino di Salamone da Parma podestà, andò co’ Misser Guido del Palagio da Siena e menoro co’ loro novecento uomini di grande prodezza e atti alle arme e misesi in cammino e gionsero al campo de cristiani oltra mare ed ebbero grande onore de’ fatti d’arme che facevano contra a gli infedeli. E in questo tempo morì Papa Innocenzio e fu eletto Papa Urbano nell’anno detto sopra 1218. Al tempo di Papa Urbano nell’anno predetto si prese la città di Damatta la quale era del soldano di Babilonia e morivi grande quantità di infedeli e anco molti cristiani”.
Ugolino o Ugo di Salamone fu effettivamente podestà di Siena nel 1218 ma probabilmente accompagnò i senesi solo per pochi mesi (fine incarico) poiché l’anno successivo lo ritroveremo in qualità di podestà di Viterbo (1219).
Guido Bandinelli fu invece un congiunto del Papa Alessandro III e secondo Orlando Malavolti fu lui che costruì il sontuoso palazzo (da cui “da Palagio”) in quel di Camollia. La discendenza papale cambiò poi il cognome di quel ramo dei Bandinelli in Bandinelli-Paparoni.
Scrisse ancora il Tizio: Adfuit enim in Damiata obsidione Guido de Palatio Senensis eques hic ad Imperatoris custodiam cum nongentibus pugnatoribus equitibus civibusque fuis assistebat, capta urbe pila insignibus Bandinello…
Il campo di battaglia nel quale i senesi si distinsero fu dunque l’Egitto e parteciparono attivamente all’assedio della città di Damietta, allora detta Damiata, Damiatta o Damatta. Dopo circa quindici mesi, il 5 novembre del 1219 riuscirono nell’impresa e come riconoscimento Guido Bandinelli “per segno del suo valore riportò in quell’occasione per privilegio la palla azzurra col cavaliere armato nell’arma sua Gentilizia”, cioè poté fregiarsi di quel segno sul proprio stemma.
Durante quest’assedio arrivò dall’Italia anche San Francesco d’Assisi, partito da Ancona nel giugno 1219 ed arrivato al campo crociato circa un mese dopo.
Il suo fu un tentativo estremo di scongiurare la prosecuzione di quella guerra tentando una impossibile conversione del sultano musulmano al-Malik al-Kamil al cristianesimo.
Naturalmente, come prevedibile, San Francesco non riuscì nel suo intento, ma fu ben ricevuto dal sultano che in segno di stima gli offrì alcuni doni.
Durante questa circostanza sicuramente il contingente senese ebbe la fortuna di conoscere di persona fratello Francesco, già in odore di santità.
Due anni dopo i musulmani riconquistarono Damietta, grazie ai dissidi interni che ci furono tra i comandanti crociati che avevano indebolito le loro fila senza riuscire ad ottenere rinforzi freschi. Durante quella che doveva essere per i crociati solo una ritirata programmata verso la costa d’Egitto, i musulmani approfittarono di una imminente piena del Nilo. Rompendo infatti argini e dighe di contenimento lungo il fiume incentivarono un forte straripamento che fece impantanare e soccombere le truppe cristiane.