La Pieve battesimale di San Quirico in Osenna, ovvero di San Quirico in Val d’Orcia, fu una delle più antiche della zona ed è citata nei documenti già nel periodo longobardo.

Fin dalla notte dei tempi essa appartenne alla Diocesi di Arezzo e rispondeva a quel vescovo, ma essendo al contempo dentro al territorio senese ebbe a patire per molti secoli anche gli scontri tra i due vescovi toscani. Molti Papi e Imperatori, furono chiamati ripetutamente a pronunciarsi in proposito all’appartenenza di questa e di altre diciotto pievi di confine in quella che passò poi alla storiografia come la “guerra delle pievi contese” o anche la “disputa delle 19 pievi”.

Questa secolare diatriba si concluse soltanto nel 1220 con un verdetto definitivo di Papa Onorio III in favore della diocesi aretina, ma fino ad allora l’intera vicenda fu costellata da rivendicazioni e da episodi cruenti.

Tale documentazione (riguardante anche la chiesa di San Quirico), parte da un compromesso dell’anno 650 a cui fa seguito un giudicato del 714 e un altro giudicato con testimoniale del 715. La medesima lite si protrasse anche nei secoli successivi, come dimostrano un placito del 853, un giudicato del 881, un precetto Imperiale del 998, un altro giudicato del 1057 e un testimoniale del 1177-1180.

È proprio grazie a questo carteggio che ci giungono alcune notizie sulla nostra Pieve, comprese quelle relative ai fatti sanguinosi accaduti nel 1125.

Dopo la primavera dell’anno 1124, il vescovo di Siena Gualfredo era riuscito temporaneamente ad ottenere il possesso delle chiese battesimali contese ed una delle prime cose che fece fu quella di presidiare proprio la chiesa di San Quirico.  Appoggiato dal Comune di Siena, che aveva forti interessi strategici su questo castello e che per l’occasione inviò un contingente di un centinaio di giovani, anche lo stesso vescovo mandò alcuni soldati precedentemente stanziati nel suo castello di Crevole  (il territorio di Murlo era già signoria vescovile).

Contemporaneamente il vescovo Gualfredo allontanò il vecchio pievano nominato dal vescovo aretino e ne nominò uno senese di sua fiducia, tale Teuzo e la stessa cosa fece per tutte le altre pievi. Cominciò poi a passare in rassegna di persona tutte queste sedi indicendo processioni e facendo prediche che avevano lo scopo di imbonire i popoli ed avvicinarli alla chiesa senese.

Per quanto riguarda gli abitanti di San Quirico la cosa fu abbastanza facile perché essi già da tempo propendevano per Siena. Ciò è testimoniato anche dalla favorevole accoglienza che fu riservata ai cento giovani militi arrivati da Siena e ai pochi arrivati dal vescovado di Murlo, i quali furono ricevuti con canti, giochi e balli.

Dalle testimonianze conservate (quasi tutte nell’Archivio di Arezzo) si sa pure che Gualfredo fece una focosa omelia nella pieve di San Quirico (come ricorda tal Pepo, preposto della chiesa di Vignoni), dove egli ribadì quanto fosse giusto che la medesima pieve fosse tornata sotto alla diocesi di Siena essendo quel luogo già dentro al dominio amministrativo senese. Così si espresse anche nelle altre pievi in questione: “in territorium Senense posite sunt, et ad Senensem Ecclesiam debet pertinere”.    

Ma Guido, vescovo di Arezzo, non rimase certo a guardare ed ordinò al suo preposto Buiano, al quale affidò un contingente armato, di andare a riprendersi tutte le pievi occupate da Gualfredo.

E fu così che Buiano, sotto le mura di San Quirico, tentò di convincere quel popolo alla resa ma, nonostante le intimazioni e le minacce, la risposta che ricevette fu negativa ed allora entrò in paese armi in pugno.

La battaglia fu breve ma intensa tanto che Buiano, vista la malaparata, se la batté in ritirata velocemente. Le testimonianze di questa “zuffa” per fortuna non mancano.

Quasi tutti i testimoni concordano sul fatto che i senesi, appoggiati da larga parte dei locali abitanti, combatterono bene e valorosamente. Lo ricorda ad esempio il pievano di San Valentino (Montefollonico) secondo il quale “seneses qui erant cum burgenses loci huius, quorum maior parte favebat Senensibus, expulerunt Buianus et socios eius” 

Molti testimoni raccontano pure che durante lo scontro un giovane di San Quirico, tale Mazzuolo, con un colpo di spada staccò di netto la mano di un giovane aretino al seguito di Buiano, di nome Ortarita, episodio che probabilmente rimase impresso a molti dei presenti.

Nel tentativo successivo però Buiano ed i suoi seguaci conquistarono la pieve e misero in ritirata i senesi. Notizie contrastanti raccontano che il pievano Teuzo si diede alla fuga e si nascose in una canonica sull’Amiata, ma un testimone molto attendibile (tale Villanuzzo) racconta invece che il prete fu inseguito fino al fiume Asso ed ucciso.

La sua testimonianza appare la più veritiera in quanto egli era un mercante senese che aveva sposato una giovane di San Quirico e qui si era stabilito ed il prete Teuzo gli aveva fatto da “compater” in occasione delle nozze. Villanuzzo aggiunse anche che, il soldato che uccise il prete fu poi catturato e fatto impiccare dal conte Paltonieri.