Se dovessimo rappresentare questa escalation elettorale senese con una canzone, la scelta cadrebbe su “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla. Una campagna aggressiva perché tutti si sentono ad un passo dalla vittoria, ma anche dalla sconfitta. Proprio come nella canzone del cantautore bolognese, che afferma “Ci nascondiamo di notte, per paura degli automobilisti, dei linotipisti”, c’è qui una mica tanto sottile paura dei linotipisti, che può essere vista come la paura di venire colpiti da chi dichiara, afferma e da chi replica e poi controreplica, senza mia andare a fondo nelle cose o offrire vere soluzioni. La linotype è una macchina per comporre meccanicamente del testo e stamparlo su carta: è stata per un secolo la macchina con cui si facevano i giornali, producendo le linee di piombo che poi “timbravano” i fogli. Oggi parte una “non notizia” ogni giorno, che disorienta e aggredisce quella parte rimasta di persone che vogliono andare alle urne ed esprimere una scelta. Il timore per i linotipisti è quello di vedere questa campagna densa di editor che modificano di fatto, le notizie.
La canzone va avanti e sembra davvero seguire le dinamiche cittadine sottomesse alla politica ma anche alla non politica. Questa campagna elettorale è una escalation distruttiva che simbolicamente nel testo arriva a combattere il pensiero libero di quei pochi pesci che ancora coraggiosamente sono pronti a rischiare pur di difenderlo. La loro rivolta, il fatto di non essere allineati al pensiero dominante rappresenta una minaccia per l’intero sistema che deve essere debellata. Per farlo bisogna bruciare il mare.
Se non cambierà nell’ultimo mese, cosa ben poco probabile ma sempre auspicabile, questa campagna elettorale, con poche proposte concrete di rinascita, proseguirà in questa matrice personalistica e soprattutto distruttiva e inevitabilmente autodistruttiva per la città. Un attacco diretto al concetto stesso di potere, che degenera finendo per avere come unico scopo quello di sconfiggere l’autonomia del pensiero (rappresentato proprio dal mare nel suo insieme). Le immagini sono crude: questa è, in gran parte, una canzone che racconta la violenza fatta al pensiero, all’ambiente e a noi stessi. Il racconto di un “dramma collettivo” cui assistiamo inermi. Non tutti. Fortunatamente. Per adesso cantiamo “Com’è profondo il mare”.