Patrizio Fracassi  (Siena, 24 dicembre 1875 – Siena, 13 settembre 1903) è stato uno scultore italiano.
Nacque a Siena da Buonafede, marmista, ex garibaldino, e da Marina Lorenzetti. La meteora artistica dello scultore va dal 1896 al 1903, anno della morte.
Nel 1903, alle Logge del Papa espose i suoi ultimi lavori, tra cui i gessi Cinquant'anni di miniera e Compagni di sventura nei quali mostrava la propria visione tragica della vita. La mostra suscitò un certo clamore non solo per le opere ma anche per le stravaganze dell'artista.
Patrizio Fracassi morì suicida nei pressi di Siena, sparandosi un colpo di pistola, dopo aver ferito gravemente l'amante che si era rifiutata di seguirlo a Roma. Ebbe due figli: Antonio (1897-1901) e Ferruccio (1900-1991).

Prima o poi una sceneggiatura sullo scultore Patrizio Fracassi andrà scritta. Ma non sulla sua arte, non sulla sua innovativa creatività. Ma sulla sua vita, sui suoi passionali amori, sul carnale rapporto con il mondo. Lui e l'amico Tozzi, con quel loro vizio di tagliarsi l'un l'altro la pelle addosso. Del Fracassi scultore si è fortunatamente detto e scritto: a me interessa altro: l'avidità con cui respirava l'aria, lo sguardo con cui sceglieva le sue modelle, quella voglia di essere la cattiva coscienza dei senesi. O forse la cattiva coscienza di quella giovane Italia, che non è certo un'offesa verso i senesi del tempo, ma un sottile e ambiguo elogio.

Si, va scritto un film su Fracassi, sull'andarsene come in un libretto scritto per Puccini, senza un minimo ripensamento alla ipotetica vita ultraterrena, come in una novella tutta toscana del Sacchetti, nella smania di non prendere mai nulla per serio, nemmeno la vita. Un "suicidio pubblico" che mette fine a quella esistenza proprio da dramma lirico. La sua amante era decisa a non seguirlo a Roma: allora "la carrozza si fermò…”

Sostituirsi alla morte è un gioco non da tutti. “Nessuno mai si è tolto la vita. Il suicidio è una condanna a morte della cui esecuzione il giudice incarica il condannato.”

Si, prima o poi va scritta la storia di Patrizio Fracassi e delle sue giovani "scoperte": del resto, gli farei dire mentre plasmava cuori e gesso: “la donna è come un libro che deve piacere fin dalla copertina".