Storia

Siena può vantare un Rinascimento davvero precoce, grazie a un’erudizione che aveva legato da subito la nostra città a Roma, anche per contrapposizione alla nemica di sempre, Firenze.

Con questo piccolo approfondimento vorrei far conoscere alcune cose che legano da secoli la città di Siena a quella della lontana Galizia, dove da mille anni si venera San Giacomo il Maggiore.

Questa è la storia di un’importantissima ed antichissima Pieve che ha ormai perso da oltre duecento anni la sua funzione religiosa dopo essere stata traslata nella chiesa di Serravalle, nel Comune di Buonconvento.

Ricostruire la storia di un’antica campana è assai difficile, ma per fortuna questa volta ci sono riuscito. Si tratta di quella grandissima fatta costruire dal rettore del Santa Maria della Scala per la Grancia di Cuna nel 1454.

Una tappa talmente irrinunciabile che anche le guide, sollecitate dai clienti o per loro scelta lavorativa, non lesinano ad accompagnarvi i curiosi visitatori.

Notizie certe di queste Cappella ci giungono soltanto a partire dal XVIII° secolo, ma molto probabilmente essa ha origine almeno dalla seconda metà del XVI° secolo.

Intorno alla metà del XIII° secolo, il Comune di Siena decise di allargare la propria cinta muraria in modo da inglobare alcuni quartieri che si erano fortemente popolati.

In pochi conoscono la storia dell’Ordine di Sant’Antonio da Vienne nato in Francia ma soprattutto in molti ignorano che fu presente anche a Siena.

Si narra di un mercante senese che per poco non divenne re di Francia e, pur non riuscendo a salire sul trono, passò alla storia come Re Giannino.

Si narra di un mercante senese che per poco non divenne re di Francia e, pur non riuscendo a salire sul trono, passò alla storia come Re Giannino.

Tra tutte le malattie che colpirono nell’antichità il genere umano, la peste fu senz’altro una delle più sconvolgenti, almeno per quel che riguarda Siena ed il suo territorio.

Da secoli i cavallucci, insieme ai panpepati, costituiscono i dolci tradizionali di Siena. La ricetta degli odierni cavallucci è infatti assai simile (anche se oggi lo zucchero ha sostituito in parte il miele) a quella antica dei “bericuocoli”.